pubblicazioni anni 70

L’Occhio di Milano. 48 fotografi 1945 /1977

A cura di Cesare Colombo – Testi di Cesare Colombo e Vittorio Fagone – Catalogo della mostra (Milano, Rotonda di via Besana, 11 novembre – 20 dicembre 1997), Editrice Magma, Milano 1977

“La mostra fu realizzata nel 1977 per presentare l’opera dedicata alla metropoli da diversi fotografi, a partire dal dopoguerra, dalle immagini delle macerie che ricoprivano Milano, per finire con le foto della fuoriuscita di diossina dall‘Icmesa di Seveso… Una mostra memorabile. E per la città è stata una specie di scoperta di massa della fotografia sociale. L’hanno visitata decine di migliaia di persone. Le foto dal ’45 al ’77 coprivano 30 anni, sempre attraverso diversi capitoli, sequenze realizzate da singoli autori. Non vi era solo un raffronto di stili o linguaggi, quanto soprattutto di emblematici passaggi storici (…) Va detto anche che non si presentavano degli originali, bensì delle grandi riproduzioni formato 50×70 o 100×70. Eppure nell’enorme spazio della Rotonda della Besana questo dialogo con i grandi formati venne apprezzato da tutti i visitatori. Nessuno parlava allora di vintage. Ho scattato alcune foto che mostrano la coda davanti a ogni pannello, come se ci fossero dei capolavori pittorici del Rinascimento… Insomma è stato proprio un momento collettivo di riscoperta del vicino passato, un recupero della memoria urbana ancora viva. E c’erano diverse generazioni tra i visitatori: i giovani pieni di stupito interesse, e i cittadini più anziani che volevano rivedere gli spazi e i fatti che loro stessi avevano vissuto.”
(Cesare Colombo, “La camera del tempo”, 2014)

“Abbiamo dunque una memoria ricostruita della città, memoria non fatta solo di ricerche formali ma anche di materie espressive, che comunicano fatti attraverso le loro scelte di linguaggio, cioè di luci, tagli, angolazioni. In un momento, come il nostro, di spesso sterili contraddizioni nel campo della fotografia (presa tra la scientificità del documento e la libertà della creazione individuale) ecco che la precisa, persino rigida attualità visiva di queste immagini sa darci emozioni fortissime, di forma concettuale, senza però forzature letterarie o pittoricistiche. Tra tanti lavori, di autori assai noti, come Ugo Mulas, Giuseppe Pino, Uliano Lucas, Carla Cerati, Gabriele Basilico, Walter Battistessa e molti altri, non troveremo mai la cosi detta “bella foto”, e non perché essa non esista, ma perché vive in mezzo alle altre, per ricreare un nuovo senso di discorso. Ed è molto interessante poter risalire da una “lontana arcadia mediterranea” (scrive Colombo nel catalogo) in cui tanti dilettanti negli anni Cinquanta s’erano fatti le ossa, a questa più oggettiva e razionale concezione della fotografia, priva di sovrastrutture di artisticità e di bellezza fine a se stessa, dei troppi complessi di inferiorità di fronte alle altre forme di espressione, di una mitizzazione dei tecnicismi e di una dura specificità del linguaggio foto-ottico.”(Giuseppe Turroni, in “Corriere della Sera”, 8 novembre 1977)

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